BiavatiArt
29 Oct. 2008 | Biavati – Bologna
by Simona Gavioli
text by Alberto Grossi
Giovanna Basile | Mauro Bendandi
Francesco Petrosillo | Leonardo Santoli
E’ nella totale ipotesi di parziale smarrimento dei comuni giudizi che legano tra loro idea ed oggetto, forma e immagine, sostanza materiale ed inessenzialità estetica che si inserisce l’arte di Francesco Petrosillo: un tentativo di ristabilimento che, sciogliendo i rapporti anchilosati tra le cose, sia in grado di riorganizzare direttamente una diversa ed ulteriore sintassi in cui il prolungato e progressivo scarto di significato sia sottolineato dal passaggio vicendevole da una disposizione accentuativa ad una quantitativa. L’ attenzione per l’inezia del dettaglio sfuggito tende a privilegiare punti di vista estremi, esterni all’ordinaria logica estetica, estranei ad una preventiva, presupposta dimensione razionalizzante. Si lasciano così accettare le forme di bizzarri animali mostrificati ed antropomorfizzati che ritrovano nella geometria di colori imprudenti una propria coerenza dinamica e spinta creativa. C’è l’incastro esaltato di movimenti aggressivi e salti mortali, un amore per il pericolo e per una certa abitudine all’energia ed alla temerità, un annaspato scalpitare slanciato, slittato su soggetti che preferiscono fuggire il ristretto del quadro per continuare la loro incauta ed agitata immobilità pensosa nella dimensione indefinita di un “oltre” imprecisabile, simulato nella multiforme nulliformità mutevole dell’immediata visione immaginativa. Lo smacco subito è ironico e divertito, si resta tenuti sotto lo scacco sagace e scaltrito di composizioni scomposte, riunite e sovrapposte nell’univocità molteplice e pluridiretta dell’impostazione stilistica: si entra allora in uno zoo virtuale dall’irriducibile ironia pulp, all’interno del quale lasciarsi sopraffare da giganteschi cani dalla personalità irosa, o accettare che innocui pesci ci sorpassino lentamente su due ruote. Le forme si scompongono come infrante, lasciando schegge di una realtà stravolta; sinestesie creative che procedono nel sintagmatico, claudicato movimento dinamico, di pari passo con una stravagante e capricciosa teoria del punto di vista che libera e rimuove l’oggetto verso l’alto cielo dell’idea effimera. Il vizio, l’anomalia diventano inevitabili, il dettato si fa scaltrito, serrato, deragliato fino allo smarrimento, fino all’incombenza accessoria dell’irrazionale supposizione fantastica.
Alberto Grossi